La "grande dama" della "bonne grace"
Una biografia di Isolde Ahlgrimm (1914-1995), una figura importante sulla strada della pratica performativa storica, tradotta e ampliata dall'inglese.

Il libro dimostra che la riscoperta della musica antica e la svolta verso la prassi esecutiva storica non è stata né il risultato di una rivoluzione né priva di personalità influenti. La clavicembalista Isolde Ahlgrimm (1914-1995) chiaramente. Di una generazione più giovane di Wanda Landowska (1879-1959), Isolde Ahlgrimm si affidò più intransigentemente di quest'ultima all'insegnamento di opere e fonti musicali del passato; di mezza generazione più anziana di Gustav Leonhardt (nato nel 1928) e Nikolaus Harnoncourt (nato nel 1929), fu fonte di ispirazione per questi pionieri e, al di là di ogni divergenza di opinioni, mecenate e a volte persino partner musicale. Si formò come pianista all'Accademia di Musica di Vienna e, all'età di vent'anni, incontrò il controverso collezionista e carismatico sostenitore della fedeltà incondizionata all'originale Erich Fiala, che sposò nel 1938. Mentre le esecuzioni delle opere per tastiera di Mozart sul fortepiano furono inizialmente al centro dei suoi "Concerti per intenditori e amanti", dal 1943 si dedicò al clavicembalo (a pedali) e quindi alle opere per tastiera di Johann Sebastian Bach, che registrò (quasi) integralmente dal 1951 al 1956. Dopo il divorzio da Fiala, le si aprirono finalmente le porte di una carriera internazionale e di un posto di insegnante all'Università di Musica di Vienna. Fino al 1983 tenne concerti in patria e all'estero, fino agli Stati Uniti e al Giappone, e amava particolarmente esibirsi in Svizzera. Isolde Ahlgrimm morì a Vienna l'11 ottobre 1995.
Per molti aspetti, Ahlgrimm ha precorso i tempi. In primo luogo, si trattava del suo meticoloso lavoro sulle fonti, grazie al quale ha compilato un compendio (edito postumo nel 2004) del Ornamentazione di musica per strumenti a tastiera poteva comporre. D'altra parte, decise (troppo) tardi, nel 1972, di suonare su copie reali di strumenti storici e rimase fedele ai suoi clavicembali Ammer con i tasti lunghi (da pianoforte). Rifiutava alcuni manierismi dei suoi colleghi più giovani (soprattutto olandesi) e si basava su una moltitudine di affermazioni ed esempi storici. Pur insistendo sulla professionalità e sulla perfezione tecnica, rimase sempre una sostenitrice del buon gusto o, come lei stessa diceva, della "bonne grace".
La traduzione ampliata e arricchita di una biografia in inglese del 2007 del suo ultimo allievo Peter Watchorn da parte di un'altra ex allieva, la svizzera Regula Winkelman, richiama giustamente l'attenzione sull'opera dell'importante clavicembalista viennese come raccolta preliminare di materiale. Particolarmente lodevole è la ristampa dei testi di accompagnamento di Ahlgrimm all'integrale delle registrazioni bachiane, che nella loro complessità e ricchezza di idee sono documenti indispensabili della ricezione di Bach nel XX secolo.
Regula Winkelman, Peter Watchorn: La clavicembalista Isolde Ahlgrimm (1914-1995). Una pioniera della prassi esecutiva storica, 288 p., copertina rigida, € 29,99, Böhlau, Vienna e altri 2016, ISBN 978-3-205-79679-4